Ricongiungimento Familiare per Titolari di Protezione Internazionale in Italia

Il ricongiungimento familiare rappresenta un diritto fondamentale per i beneficiari di protezione internazionale in Italia, permettendo loro di ricostruire l’unità familiare interrotta dalla migrazione forzata. Tuttavia, la normativa italiana prevede condizioni e procedure diverse a seconda dello status di protezione ottenuto. Questo articolo analizza le principali differenze tra il ricongiungimento familiare per i titolari di asilo politico (status di rifugiato) e i beneficiari di protezione sussidiaria, illustrando il quadro normativo attuale, i requisiti necessari e le procedure da seguire.
Quadro normativo di riferimento
La disciplina del ricongiungimento familiare in Italia si basa su un insieme di norme nazionali ed europee:
- Testo Unico sull’Immigrazione (D.Lgs. 286/1998, in particolare l’art. 29)
- D.Lgs. 251/2007 (attuazione della Direttiva 2004/83/CE)
- D.Lgs. 18/2014 (attuazione della Direttiva 2011/95/UE)
- Direttiva 2003/86/CE sul diritto al ricongiungimento familiare
- Convenzione di Ginevra del 1951 e Protocollo del 1967 sui rifugiati
La normativa italiana ha subito diverse modifiche negli ultimi anni, in particolare con il D.Lgs. 113/2018 (primo “Decreto Sicurezza”) e con il successivo D.L. 130/2020 (convertito con la Legge 173/2020) che ha parzialmente ripristinato alcune tutele.
Differenze fondamentali nel ricongiungimento familiare
1. Requisiti di reddito e alloggio
Per i rifugiati politici:
- Sono esonerati completamente dai requisiti di reddito minimo
- Non devono dimostrare la disponibilità di un alloggio idoneo
- Questa esenzione è prevista dall’art. 29-bis del T.U. Immigrazione e dall’art. 28, comma 3 del T.U. Immigrazione
Per i beneficiari di protezione sussidiaria:
- Fino al 2018, godevano delle stesse esenzioni dei rifugiati
- Con il D.Lgs. 113/2018 (Decreto Sicurezza) erano stati equiparati agli stranieri ordinari
- Il D.L. 130/2020 ha ripristinato parzialmente le agevolazioni precedenti
- Attualmente possono beneficiare delle stesse esenzioni dei rifugiati solo se presentano la domanda di ricongiungimento entro tre mesi dal riconoscimento della protezione sussidiaria
- Oltre i tre mesi, devono dimostrare:
- Un reddito minimo annuo derivante da fonti lecite non inferiore all’importo dell’assegno sociale
- La disponibilità di un alloggio conforme ai requisiti igienico-sanitari
2. Documentazione richiesta
Per i rifugiati politici:
- Possono presentare documentazione alternativa o dichiarazioni sostitutive quando impossibilitati a ottenere documenti ufficiali dal paese d’origine
- Le rappresentanze diplomatiche italiane sono tenute a fornire assistenza particolare per la verifica dei legami familiari
- Non è richiesta la legalizzazione dei documenti provenienti dal paese di origine
Per i beneficiari di protezione sussidiaria:
- Hanno diritto a presentare documentazione alternativa, ma con procedure più rigorose
- Le autorità possono richiedere ulteriori verifiche sui legami familiari
- In alcuni casi, possono essere disposte analisi del DNA (a spese dell’interessato) per confermare i legami di parentela
3. Familiari ricongiungibili
Per entrambe le categorie:
- Coniuge o partner in unione civile non legalmente separato e di età non inferiore ai 18 anni
- Figli minori, anche del coniuge o nati fuori del matrimonio, non coniugati
- Figli maggiorenni a carico, se invalidi totali
- Genitori a carico, se non hanno altri figli nel paese di origine, o genitori ultrasessantacinquenni, se gli altri figli non possono provvedere per documentati gravi motivi di salute
Distinzioni specifiche:
- Per i rifugiati è possibile ricongiungere anche altri familiari non inclusi nell’elenco sopra se a carico e conviventi prima dell’arrivo in Italia
- La protezione sussidiaria non prevede questa estensione, limitandosi ai familiari elencati nell’art. 29 del T.U. Immigrazione
4. Procedura e tempistiche
Per i rifugiati politici:
- Procedura semplificata e prioritaria
- La domanda può essere presentata subito dopo il riconoscimento dello status
- Tempi di esame della domanda teoricamente più rapidi (90 giorni)
- Nulla osta rilasciato dalla Prefettura-UTG
Per i beneficiari di protezione sussidiaria:
- Procedura standard con potenziali complicazioni nella verifica dei requisiti
- Se la domanda è presentata dopo i tre mesi, iter amministrativo identico agli stranieri con permesso di soggiorno ordinario
- Tempi di attesa generalmente più lunghi
5. Durata dei permessi di soggiorno per i familiari
Per i familiari dei rifugiati:
- Il permesso di soggiorno per motivi familiari ha la stessa durata di quello del familiare rifugiato (5 anni rinnovabili)
Per i familiari dei beneficiari di protezione sussidiaria:
- Il permesso di soggiorno per motivi familiari ha durata pari a quella del titolare di protezione sussidiaria (generalmente 3 anni rinnovabili)
Procedure operative per il ricongiungimento familiare
Fase 1: Presentazione della domanda
Il titolare di protezione internazionale deve presentare domanda telematica attraverso il sistema dello Sportello Unico per l’Immigrazione (SUI), specificando:
- Dati anagrafici propri e dei familiari da ricongiungere
- Documentazione attestante il legame familiare
- Per i titolari di protezione sussidiaria (oltre i tre mesi): documentazione relativa al reddito e all’alloggio
Fase 2: Esame della domanda e rilascio del nulla osta
Lo Sportello Unico per l’Immigrazione esamina la domanda e, in caso di esito positivo, rilascia il nulla osta al ricongiungimento familiare. I tempi previsti sono:
- 90 giorni per le domande ordinarie
- Tempi teoricamente ridotti per i rifugiati (priorità d’esame)
Fase 3: Richiesta del visto d’ingresso
Il familiare all’estero, una volta ottenuto il nulla osta, deve presentare domanda di visto presso la rappresentanza diplomatica italiana nel paese di residenza, presentando:
- Passaporto o documento equivalente
- Nulla osta al ricongiungimento
- Documentazione che attesti il legame familiare
Fase 4: Ingresso in Italia e richiesta del permesso di soggiorno
Entro 8 giorni dall’ingresso in Italia, il familiare ricongiunto deve:
- Presentarsi allo Sportello Unico per l’Immigrazione per la sottoscrizione dell’accordo di integrazione
- Richiedere il permesso di soggiorno per motivi familiari presso la Questura competente
Criticità e problematiche attuali
Difficoltà documentali
Una delle maggiori criticità riguarda la documentazione necessaria a provare i legami familiari, specialmente per chi proviene da paesi in conflitto o con sistemi amministrativi disfunzionali. Nonostante la normativa preveda la possibilità di documentazione alternativa, nella pratica le rappresentanze diplomatiche spesso richiedono comunque documenti ufficiali difficili o impossibili da ottenere.
Tempi di attesa
I tempi effettivi per completare l’intero procedimento di ricongiungimento familiare sono spesso molto più lunghi di quelli previsti dalla normativa, con attese che possono protrarsi per anni, soprattutto per i beneficiari di protezione sussidiaria.
Costi elevati
Le spese necessarie per il ricongiungimento (traduzione e legalizzazione documenti, eventuali test del DNA, visti, viaggi) rappresentano un ostacolo significativo, soprattutto per chi è arrivato da poco in Italia e ha risorse economiche limitate.
Assistenza legale
La complessità delle procedure richiede spesso l’assistenza di avvocati o operatori specializzati, con ulteriori costi per i richiedenti.
Conclusioni
Il sistema italiano di ricongiungimento familiare per i titolari di protezione internazionale presenta una significativa disparità di trattamento tra rifugiati politici e beneficiari di protezione sussidiaria, nonostante entrambe le categorie siano fuggite da situazioni di pericolo.
Le modifiche normative degli ultimi anni hanno prima ridotto e poi parzialmente ripristinato alcune agevolazioni per i titolari di protezione sussidiaria, creando un quadro complesso e a volte di difficile interpretazione.
Nonostante il ricongiungimento familiare sia riconosciuto come diritto fondamentale, permangono ostacoli pratici e burocratici che ne limitano l’effettivo esercizio, specialmente per i titolari di protezione sussidiaria che non presentano domanda entro i primi tre mesi.
Un’armonizzazione del trattamento tra le diverse categorie di protezione internazionale e una semplificazione delle procedure potrebbero garantire una più efficace tutela dell’unità familiare, in linea con i principi costituzionali e gli standard internazionali di protezione dei diritti umani.
Richiedi Una Consulenza Gratuito: