La cittadinanza italiana per i figli di stranieri nati in Italia: tra normativa e dibattito

L’Italia, diversamente da molti altri paesi occidentali, basa il proprio sistema di attribuzione della cittadinanza principalmente sul principio dello ius sanguinis (diritto di sangue) piuttosto che sullo ius soli (diritto del suolo). Questo significa che la cittadinanza italiana viene trasmessa principalmente per discendenza dai genitori ai figli, indipendentemente dal luogo di nascita.
La normativa attuale, regolata dalla Legge n. 91 del 5 febbraio 1992, prevede che i figli di genitori stranieri nati sul territorio italiano non ottengano automaticamente la cittadinanza italiana alla nascita. Tuttavia, questi ragazzi hanno la possibilità di acquisirla attraverso un percorso specifico.
Il percorso verso la cittadinanza
Per i figli di stranieri nati in Italia, la legge prevede la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana al compimento della maggiore età, purché rispettino determinati requisiti:
- Essere nati sul territorio italiano
- Aver risieduto legalmente e senza interruzioni in Italia fino al compimento dei 18 anni
- Presentare una dichiarazione di volontà per l’acquisizione della cittadinanza presso il Comune di residenza entro un anno dal compimento della maggiore età (quindi entro i 19 anni)
È importante sottolineare che non è necessario che i genitori abbiano risieduto in Italia per almeno 10 anni affinché il figlio possa ottenere la cittadinanza. Il requisito principale riguarda esclusivamente la residenza continuativa del giovane stesso.
Le problematiche del sistema attuale
Questa normativa, pur offrendo un percorso verso la cittadinanza, presenta diverse criticità che sono state oggetto di dibattito politico e sociale nel paese:
Tempi lunghi
I giovani nati e cresciuti in Italia devono attendere il compimento della maggiore età per poter diventare formalmente cittadini italiani, nonostante abbiano frequentato scuole italiane e siano pienamente integrati nel tessuto sociale del paese.
Rischio di perdere l’opportunità
Il limite temporale di un anno per presentare la dichiarazione di volontà dopo il compimento dei 18 anni rappresenta una finestra ristretta. Chi non è adeguatamente informato rischia di perdere questa opportunità.
Documentazione della residenza continuativa
Dimostrare la residenza legale ininterrotta può risultare complesso in alcuni casi, specialmente per famiglie che hanno cambiato più volte residenza all’interno del territorio italiano.
Disparità di diritti durante l’infanzia e l’adolescenza
Durante tutto il periodo precedente ai 18 anni, questi giovani rimangono formalmente stranieri, con limitazioni in termini di accesso a determinati diritti e opportunità.
Le proposte di riforma: Ius Scholae e Ius Culturae
Nel corso degli anni, diverse proposte di riforma sono state avanzate per modificare l’attuale normativa sulla cittadinanza. Tra queste, particolare attenzione hanno ricevuto lo “Ius Scholae” e lo “Ius Culturae”:
Ius Scholae
Questa proposta prevede che i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni possano ottenere la cittadinanza italiana dopo aver completato un ciclo di studi di almeno 5 anni nel sistema scolastico italiano.
Ius Culturae
Simile al precedente, ma con un’enfasi sulla partecipazione a percorsi formativi e culturali italiani come elemento qualificante per l’acquisizione della cittadinanza.
L’impatto sociale e culturale
La questione della cittadinanza per i figli di stranieri nati in Italia ha importanti ripercussioni sociali e culturali:
Identità e appartenenza
Molti giovani nati e cresciuti in Italia da genitori stranieri vivono una situazione paradossale: si sentono pienamente italiani nella cultura, nella lingua e nelle abitudini, ma legalmente rimangono stranieri fino ai 18 anni.
Integrazione
La mancanza della cittadinanza può rappresentare un ostacolo simbolico all’integrazione, creando un senso di esclusione in giovani che per tutti gli altri aspetti sono membri a pieno titolo della società italiana.
Competitività del sistema paese
In un contesto globale dove i talenti sono sempre più mobili, un sistema rigido di acquisizione della cittadinanza può rappresentare uno svantaggio competitivo per l’Italia, limitando la capacità di attrarre e trattenere risorse umane qualificate.
Prospettive future
Il dibattito sulla riforma della cittadinanza continua ad essere presente nell’agenda politica italiana, con posizioni diverse che riflettono visioni contrapposte sul concetto di appartenenza nazionale e integrazione.
Da un lato, chi sostiene una riforma in senso più inclusivo sottolinea l’importanza di riconoscere formalmente l’appartenenza di giovani che sono di fatto italiani per cultura, formazione e vissuto quotidiano. Dall’altro, i critici temono che un allentamento dei requisiti possa minare il valore della cittadinanza o incentivare l’immigrazione irregolare.
Conclusione
La normativa italiana sulla cittadinanza per i figli di stranieri nati in Italia rappresenta un compromesso tra il tradizionale principio dello ius sanguinis e la necessità di riconoscere l’integrazione di fatto di chi nasce e cresce nel paese.
Mentre il dibattito su possibili riforme continua, rimane fondamentale garantire che i giovani che hanno diritto alla cittadinanza secondo l’attuale normativa siano adeguatamente informati sulla procedura da seguire e sui tempi entro cui devono presentare la loro dichiarazione di volontà.
La cittadinanza non è solo una questione giuridica, ma tocca aspetti profondi dell’identità personale e collettiva, rappresentando uno degli elementi cardine nel processo di costruzione di una società inclusiva e coesa.